Il settore dello shipping contribuisce significativamente alle emissioni di CO2. Quali sono le proposte e le misure messe in atto per accelerare il processo di decarbonizzazione del settore marittimo?
Il settore trasporti contribuisce in maniera significativa alle emissioni globali di gas serra; buona parte delle emissioni proviene dal trasporto marittimo oceanico, il quale è anche responsabile di alti livelli di inquinamento acustico ed idrico.
Le istituzioni giocano un ruolo fondamentale nel sostegno allo shipping, mediante investimenti che incentivano l’uso di nuove tecnologie e che migliorano l'efficienza dei combustibili.
È necessario accelerare il processo di decarbonizzazione del trasporto marittimo. Quali sono le misure e le proposte avanzate da istituzioni e organizzazioni del settore? Vediamolo di seguito.
Tassonomia e Poseidon Principles: strumenti per lo shipping sostenibile
L’attività di shipping è regolamentata dall’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale), le cui norme sono recepite dalle legislazioni dei diversi Paesi. Negli anni sono state sviluppate varie misure al fine di decarbonizzare il settore marittimo, sia regolamentate a norma di legge, come la tassonomia per la finanza sostenibile, sia quelle che nascono come iniziativa privata, tra cui i Poseidon Principles.
La Commissione europea ha introdotto la tassonomia per la finanza sostenibile (Regolamento 852/2020), in cui è presente una classificazione dei vari settori industriali, incluso lo shipping. L’obiettivo è riuscire a stabilire quali attività sono green sotto il profilo ambientale, in modo da rappresentare una guida per le scelte di investimento.
I Poseidon Principles, invece, nascono grazie ad un gruppo di banche attive nel settore dello shipping finance a livello globale. Si tratta di principi che promuovono il monitoraggio e la pubblicazione di informazioni che mettono in correlazione il portafoglio navi delle istituzioni aderenti e gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 stabiliti dall’Organizzazione Marittima Internazionale. Uno dei principi più importanti è la riduzione del 50% delle emissioni di gas serra entro il 2050, rispetto ai valori del 2008, delle navi di oltre cinquemila tonnellate.
ICS e Intercargo: la tassa sulle emissioni navali
Per accelerare la transizione verso l’obiettivo zero emissioni, l’ICS (International Chamber of Shipping) e Intercargo (associazione di categoria degli armatori dry bulk shipping) hanno proposto una tassa sul carbonio da applicare al trasporto marittimo.
La proposta è in attesa di approvazione da parte degli Stati membri dell’IMO. Si tratta di una tassa globale sulle emissioni navali, da applicare ad ogni tonnellata di CO2 emessa dalle navi che superano le 5000 tonnellate di stazza lorda. I contributi sarebbero destinati ad investimenti in nuove infrastrutture per il bunkeraggio di combustibili green, fondamentali in tutti i porti del mondo.
L’obiettivo è colmare il divario di prezzo esistente tra i combustibili a emissioni zero e quelli non sostenibili (tradizionali).
L’introduzione della tassa globale sul carbonio arriva dopo la proposta di qualche mese fa da parte di ICS: l’istituzione di un Fondo ricerca e sviluppo da 5 miliardi di dollari allo scopo di accelerare lo sviluppo di tecnologie a zero emissioni per l’intera industria marittima, a livello internazionale.
Emissioni CO2 navi: il Fondo ricerca e sviluppo
Terminata la Cop26 di Glasgow, gli Stati membri si sono incontrati presso l’IMO per fare il punto della situazione in merito agli accordi sulle politiche ambientali, così da poterli allineare alla legislazione internazionale per lo shipping.
Durante la riunione si è discusso dell’approvazione del Fondo ricerca e sviluppo, anche detto Maritime Research Fund. Il fondo è pagato dalle compagnie marittime; prevede un contributo di due dollari per ogni tonnellata di carburante consumata da navi che trasportano merci.
In caso di approvazione, il fondo diventerebbe operativo entro il 2023 così da riuscire a costruire una prima parte delle navi entro il 2030 ed essere pronti per il 2050.
Il timore sulla mancata approvazione nasce dalle possibili resistenze provenienti da interessi nazionali, legate ai Paesi in via di sviluppo.
Assorbimento di CO2: lo studio di Stena Bulk e OGCI
Stena Bulk è uno dei più grandi armatori di navi cisterna che, insieme a OGCI (Oil and Gas Climate Initiative), ha condotto uno studio di fattibilità su dodici principali società energetiche. Lo studio è stato effettuato sulle SuezMax, petroliere lunghe circa 400 metri, di circa 160.000 tonnellate; è stata evidenziata la possibilità di catturare l’anidride carbonica nel trasporto marittimo e come questa svolge un ruolo importante nell’abbattimento delle emissioni, rappresentando la strada per azzerare le emissioni di CO2 al 2050.
Lo studio di Stena Bulk e OGCI ha però messo in luce il grande ostacolo all’assorbimento di CO2, rappresentato dal costo elevato dei sistemi di cattura; è emerso, infatti, che l’inserimento di filtri anti-carbonio comporta un capitale di spesa elevatissimo.
L’uso di tecnologie in grado di ridurre a lungo termine la CO2 delle navi si presenta attualmente come strumento alternativo alla cattura delle emissioni.
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