Vuoi evitare che il gasolio si ghiacci, ma non sai come fare? Scopri cos’è la gelificazione del gasolio, da cosa dipende e come evitare l’intasamento dei filtri.
Le basse temperature possono mettere a rischio le attività dell’impresa, specie quando eventi come la gelificazione o il ghiacciamento del gasolio si manifestano. Conosciamo le differenze tra questi due fenomeni, come evitarli e proteggere il carburante a disposizione.
Gasolio ghiacciato e gelificazione: cosa succede?
Le basse temperature e i climi ostili provocano diversi problemi alle aziende dotate di veicoli e di impianti privati di distribuzione.
Per rifornire le macchine e/o i mezzi aziendali molte imprese preferiscono attrezzarsi con serbatoi o cisterne proprie, per evitare le perdite di tempo e di denaro legate al rifornimento presso gli impianti di distribuzione stradale.
Quando arrivano però le prime gelate e si abbassano le temperature può accadere che il gasolio a disposizione diventi viscoso e che i filtri si intasino, tanto da impedirne la circolazione nell’impianto di alimentazione del veicolo.
Oggi proviamo a capire gli eventi che si manifestano e cosa fare per risolvere ed evitare il problema del gasolio ghiacciato.
Cristalli di cera e ghiaccio nel gasolio: differenze
Quando il freddo aumenta nel gasolio possono presentarsi particelle esterne: cristalli di ghiaccio o cristalli di cera. I primi dipendono dalla eventuale presenza di acqua nel carburante. Quando la temperatura cala l’acqua si gela e provoca la formazione di cristalli di ghiaccio, che ostruiscono i filtri e che possono addirittura provocare l’usura abrasiva dei sistemi di alimentazione dei veicoli.
Diversamente, quando il congelamento non riguarda l’acqua, ma gli idrocarburi si forma una sostanza densa e cerosa che blocca l’afflusso del carburante all’impianto di alimentazione.
In genere la paraffina - composto di idrocarburi solidi - congela al di sotto dei -2° C e l’intasamento del filtro che ne deriva favorisce la comparsa di cristalli di cera che ostruiscono i filtri, congelano i condotti dell’alimentazione e quelli di iniezione.
Il ghiacciamento e la gelificazione del gasolio vengono spesso confusi con ciò che provoca invece la glicerina. Quest’ultima è un sottoprodotto del biodiesel, il cui uso è fortemente sconsigliato, così come per altri prodotti della stessa famiglia (i gliceroli). A basse temperature la glicerina assume uno stato ceroso solido, si posa sul fondo del serbatoio, resta intrappolata nei filtri e provoca la formazione di sostanze appiccicose e corrosive nel motore.
Gasolio ghiacciato: ecco come eliminare il problema
Per evitare il ghiacciamento o la gelificazione del gasolio molti consigliano di usare i diversi tipi di additivi da aggiungere al carburante immesso nel veicolo. Questo rimedio è utile però solo per risolvere situazioni di emergenza; per ripristinare la composizione del carburante quando l’evento si è già verificato.
In realtà, al fine di evitare che questi eventi si verifichino e che la loro comparsa possa danneggiare o bloccare le attività della flotta aziendale è meglio agire con interventi più efficaci.
Per la detenzione e lo stoccaggio di gasolio, gli esperti del settore cisterne e serbatoi consigliano, ad esempio, di utilizzare serbatoi a doppia parete.
Dotati di camera di contenimento, di tubazioni di andata e di ritorno, di una camera esterna, di una interna e molte altre parti, questi serbatoi sono adatti al contenimento di liquidi combustibili anche perché difendono dal freddo; il bacino non si riempie di neve, di ghiaccio, di acqua, ecc.
Altro metodo per evitare la formazione di cristalli di cera o di ghiaccio nel gasolio resta l’uso di gasolio invernale, alpino o artico; carburanti che reagiscono meglio alle basse temperature.
Gasolio invernale, alpino e artico: cosa cambia rispetto a quello standard
Cosa rende differente il gasolio standard da quello invernale, artico o alpino? Il punto di intorbidamento. Si definisce punto di intorbidamento il momento in cui il gasolio si raffredda e comincia la formazione di cristalli di cera; è il punto in cui la paraffina comincia a congelarsi.
Per il gasolio standard o estivo il punto di intorbidamento è fissato a -2° C, in quello invernale tale punto è fermo ai -12° C, mentre per quello artico o alpino il punto di intorbidamento è fissato a temperature ancora più basse (-20° o addirittura -30° C).
In genere, da novembre a marzo, i distributori di carburante stradali erogano già gasolio invernale; in zone caratterizzate da climi particolarmente rigidi c’è chi eroga anche gasolio artico o alpino, appositamente segnalato.
Le imprese che scelgono di evitare i rifornimenti presso le stazioni di servizio e che dunque optano per i rifornimenti ad hoc per i propri impianti di distribuzione privati possono segnalare al fornitore la tipologia di gasolio che preferiscono acquistare.
Cos’altro c’è da sapere a proposito del gasolio ghiacciato?
Che il punto di intorbidamento è differente da quello di ostruzione a freddo del filtro CFPP (Cold Filter Plugging Point). In questo caso, la bassa temperatura ha già provocato la comparsa dei cristalli di cera che quindi ostruiscono il filtro. Ricordiamo che la norma UNI EN 590 chiede a chi utilizza veicoli alimentati a motori diesel di tenere d’occhio il filtro CFPP.
Inoltre, è giusto dire che i miglioratori del flusso servono fino ad un certo punto; questi non agiscono sulla temperatura, bensì sui cristalli di cera, ne alterano la dimensione e quindi favoriscono l’afflusso del gasolio al motore.
Infine, c’è da definire cos’è il punto di scorrimento. Quest’ultimo è il punto in cui – a causa della bassa temperatura – il gasolio nelle tubature si congela.
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